Favola

« Tutto e bene ciò che finisce bene »

Una storia a puntata nei giornali e racontata d’inverno vicino al camino, ritrovata nel fondo di un baule nel solaio.

C’era una volta nel suo castello del medievo a torrette merlate, una contessa che si era sposata un Conte volubile con cui non aveva avuto figli. La contessa nutrivava pensieri cupi per il conte, grande donnaiolo che cacciava oltre il cinghiale, le popolane del paesino. Quando la contessa scoprì che la bella figliola della sua serva era incinta, subito le spedì in una masseria lontana dal castello.

Col correre delle stagioni, volle sapere del neonato (ovvero neonata) e spedì un’ amica a verdarlo (ovvero la).

Nel cortile della masseria c’era una vecchia serva che stava mungendo la capra e, accanto a lei, un bambino, bello come il sole, che gioccava con le ocche e le galline. Sembrava un quadro di Rafaello con capelli biondi, ricci e gli occhi azzurri. 

« C’è il bambino della mia disgrazita figlia morta di parto e sono io a mantanerlo perché non c’ è il papa… ma sono forte e dura al lavoro» disse la vecchia serva.

L’amica ritornata dalla masseria disse a la contessa che il bambino somigliava a suo marito quando era giovine (aveva visto una foto del conte bambino sul comodino). 

La contessa, turbata, decise di spedirlo in una scuola per orfani, lontana dal castello. Il maestro di scuola notò la somiglianza con il conte – la cui cattiva fama di donnaiolo era conoscuita nel paese. Chiese alla contessa di venire, di nascosto, a vederlo. Quando si è trovata davanti a quel bambino bello come il sole, malgrado i stracci del vestito, la contessa, turbata, andò a trovare la nonna e se la prese con il suo nipote per tornare al castello dove vissero felici, senza mai scordare di ringraziare il maestro di scuola ormai invecchiato.

Nota bene :

Nel frattempo il conte morì dal ecedere nel tutto dopo une brutta caduta dal cavallo.

Fine

E.S